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Chi più in alto sale, più lontano vede.
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                                     W. Bonatti
"Queste montagne suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime".
(Giovanni Paolo II)
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Il sistema immunitario e l’alpinismo

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Pubblicato in Medicina · 3 Aprile 2020
Il sistema immunitario e l’alpinismo
di Heinz Grill
Calore e febbre
Il sistema immunitario del corpo umano ha bisogno di una buona base di calore per funzionare in modo ottimale. In condizioni di salute normali, la temperatura corporea, intesa come temperatura corporea centrale, dovrebbe essere di 37 gradi Celsius. In generale, nel corso degli anni, la temperatura corporea della maggior parte delle persone sembra essere diminuita di 0,2 o 0,3 gradi e questo è un fatto che non depone necessariamente a favore di un sistema immunitario buono e intatto. A partire da 38 gradi Celsius si può parlare di febbre. La febbre, un fenomeno in realtà molto misterioso, può essere considerato generalmente positivo perché nella maggior parte dei casi indica una reattività favorevole dell’intero organismo. Una reazione molto buona e flessibile del bilancio termico, come per esempio un riscaldamento relativamente rapido dopo un’ipotermia, può essere vista molto positivamente come indicatore di una salute intatta.
Nel caso di un’infezione non è la febbre a rappresentare la vera malattia, ma piuttosto i processi infiammatori che insorgono come reazione del corpo a sollecitazioni esterne e alla presenza di organismi estranei. Il sistema immunitario si difende dai microrganismi intollerabili reagendo con un aumento della temperatura corporea, arrossamenti, gonfiori, formazione di secrezioni e dolori. Tuttavia, ci sono malattie che non sono accompagnate da processi infiammatori e che sono molto comuni nei tempi moderni. Nel tumore, una patologia molto temuta, la maggior parte delle persone soffre di una scarsa risposta immunitaria alle cellule che sono diventate patogene e generalmente si riscontra un deficit nella risposta febbrile acuta.
L’alpinismo può avere un’influenza positiva sul bilancio termico del corpo umano
Dopo un giro fatto in montagna, su ghiaccio, neve, sentieri o rocce, l’alpinista avverte una piacevole sensazione di calore, soprattutto quando ha dovuto affrontare zone con venti freddi e basse temperature. L’attività fisica stimola il metabolismo nell’addome e negli arti e questo, per sua natura, genera calore, che fluisce dall’interno verso la periferia. Forse le mani erano ancora intirizzite dal freddo all’inizio di una via d’arrampicata e facevano male al contatto mattutino con la roccia ghiacciata. Ma presto il calore prende a fluire attraverso il corpo e le mani e i piedi diventano sempre più caldi. Alla sera ci addormenteremo piacevolmente stanchi e a volte avremo perfino la sensazione di avere le estremità incandescenti.
Questo calore, prodotto dalla stimolazione delle forze metaboliche dell’organismo attraverso il movimento, costituisce la prima base per una buona reattività e per il rafforzamento del sistema immunitario. L’alpinismo in ogni sua forma, soprattutto se praticato in montagna per ore con ritmo e assiduità, porta sostanzialmente a sviluppare una forza favorevole nell’organismo umano. L’arrampicatore si adatta alle diverse temperature e condizioni meteorologiche e molto spesso oppone resistenza al freddo producendo più calore dall’interno del proprio organismo. Diventa, per dirlo in parole povere, più forte.
La funzione del sistema immunitario
Sostanzialmente il sistema immunitario forma i cosiddetti anticorpi, che sono diretti contro virus e batteri specifici. Tuttavia, prima che questi anticorpi forniscano una difesa immunitaria specifica tramite corrispondenti plasmacellule, cioè linfociti B maturi, si sviluppano reazioni di difesa generali e aspecifiche, che di solito colpiscono i nemici invasori con una violenza piuttosto incontrollata, la cosiddetta fagocitosi.
Questa fase può essere descritta come una prima reazione di difesa metabolica e termogenetica. È paragonabile a una persona che si sente rivolgere un insulto intollerabile e reagisce con un urlo. Manca ancora l’azione ponderata, coordinata ed efficace. Tuttavia, così come è giustificato un urlo contro un insulto intollerabile, così è necessaria anche la prima fase di risposta immunitaria aspecifica. È come una sorta di reazione traboccante di dolore e infiammazione. Con il progredire dell’infezione, l’organismo produce i linfociti B e T specifici, che sono dotati di memoria e reagiscono allo straniero con saggia superiorità. Gli anticorpi non si formano fin dall’inizio, ma solo in una seconda fase di difesa immunitaria.
La seconda fase di difesa immunitaria richiede una distribuzione affinata della generazione di calore
Se il malato si limitasse ad accelerare la produzione di calore metabolico muovendosi assiduamente e andasse in montagna nonostante la febbre, finirebbe col sovraccaricare il cuore e probabilmente non guarirebbe. Egli ha bisogno di riposo e moderazione affinché il suo organismo possa avviare la fase successiva di difesa immunitaria specifica. Si potrebbe dire che in questa fase non si tratta di accelerare la produzione di calore metabolico, bensì di generare un altro tipo di calore sensibile capace di creare un ordine intracorporeo. Come si può intendere e descrivere questo tipo di calore?
Ogni generazione di calore ha luogo attraverso il movimento. Il calore metabolico aumenta attraverso l’attività sportiva e l’esposizione variabile del corpo ai diversi elementi naturali e al freddo. Il calore sensibile è la seconda dimensione portante che ora si aggiunge alla prima e viene prodotto dai movimenti della coscienza. Mentre con il movimento fisico il calore si diffonde negli arti dall’interno verso l’esterno, l’attività del pensiero e della percezione origina un movimento dall’esterno o dalla periferia verso l’interno. Proprio come il sole riscalda la terra per irraggiamento, così una vivace e cosciente attività di pensiero e percezione può riscaldare l’essere umano in profondità. Forse non parliamo tanto della grande onda di calore che si avverte quando si pratica uno sport che fa sudare, ma piuttosto di quella eccitazione dell’animo che genera un lieve flusso interiore che arriva fino al cuore. Anche questo secondo tipo di calore è necessario per il sistema immunitario. Per il paziente è più facile muovere i passi fino alla maturazione degli anticorpi se riceve sostegno morale dai suoi simili e se rimane coscientemente attivo sul piano mentale e affettivo. Durante la malattia il corpo dovrebbe riposare, circondato da un tepore avvolgente, in un luogo ritirato, mentre l’attività di pensiero e percezione dovrebbe essere indirizzata con crescente attenzione verso le circostanze della malattia.
Come può l’alpinismo promuovere questo secondo tipo di produzione di calore?
Le diverse forme di percezione reciproca in una cordata sono ben note. Quanto può essere forte la sensazione di sostegno che il secondo trasmette al suo capocordata seguendone i movimenti, percorrendo con la fantasia i passaggi sulla roccia e vigilando mentalmente su ostacoli inaspettati. Ogni forma di attenzione vigile e di percezione delle condizioni del compagno di cordata e dell’ambiente naturale favorisce il movimento della coscienza e crea un sensibile rapporto di calore che arriva in fondo al cuore.
L’esperienza maturata negli ultimi anni nella gestione terapeutica delle malattie cardiocircolatorie dimostra che i pazienti che combinano l’attività fisica con una vivace attività della coscienza hanno presupposti di guarigione di gran lunga migliori rispetto a coloro che fanno solo esercizio fisico.
Soprattutto in montagna, quando i sensi scivolano lungo creste e balze, l’alpinista può concedersi momenti di interiorità e di riposo nei confronti del proprio corpo. Gli arti restano inerti mentre i sensi sono indirizzati verso la percezione cosciente. Può essere come la percezione di stimoli uditivi o di sensazioni tattili nello spazio. Ritmo e frequenza degli atti respiratori sembrano trovare un nuovo ordine. Si realizza così un momento di contatto cosciente dei sensi con la natura, come se si dovesse percepire una singola goccia d’acqua alla periferia del proprio corpo. In questo modo alleniamo l’attenzione e attraverso di essa si crea uno spazio aperto e l’alpinista può osservare se stesso nei propri pensieri mentre questi scivolano lungo gli oggetti naturali. Soprattutto alle quote più alte, dai 2000 metri in su, l’alpinista stesso avverte sempre più spesso i movimenti della propria coscienza e può osservare se stesso mentre la sua mente genera immagini mentali. Questo fenomeno deriva dal fatto che la coscienza alle alte quote non è così fortemente legata al corpo a causa della mutata pressione parziale dell’ossigeno.
La stanchezza con una respirazione limitata
Un esercizio per avviare l’attività della coscienza
Prendete in mano, per esempio, la foto di una montagna o di una catena montuosa. Questo esercizio lo potete fare anche direttamente nella natura vivente senza usare una foto. Ora lasciate correre l’occhio lungo le creste da sinistra a destra e dall’alto verso il basso fino a quando non ha scansionato l’intera montagna sotto l’orizzonte. Con questo esercizio avvertiamo come il percorrere la forma della montagna con i sensi realizzi un movimento della nostra coscienza. L’arrampicatore percepisce come l’esercizio agisce all’interno del suo corpo e sul suo cuore. Sentirà che il suo corpo continua ad essere pervaso da una sensazione di calma e allo stesso tempo avvertirà nell’animo una finissima, piacevole, quasi impercettibile eccitazione termica attraverso la coscienza. Esercizi mirati come questo, che vengono eseguiti esclusivamente a livello mentale, senza emozioni, generano più che altro un’attività e un calore interiori.
Il sistema immunitario ha bisogno di entrambi i movimenti, quello che attiva il sistema metabolico producendo calore e che deriva dall’impiego ritmico delle forze fisiche e quello della coscienza, che si sviluppa di più liberamente, in modo chiaro e nei momenti di riposo del corpo. Dall’allenamento di questi due movimenti così diversi che generano calore il sistema immunitario può trarre enormi benefici. Durante la seconda fase di difesa immunitaria, quando i linfociti B maturano trasformandosi in plasmacellule specifiche che formano anticorpi ad alta affinità, il malato ha assolutamente bisogno di questa forza della coscienza. Egli può chiedersi per quanto tempo un individuo può indirizzare con la massima concentrazione la propria coscienza verso una cosa. Quanto più a lungo riusciamo a fornire la prestazione mentale indipendentemente dalle emozioni, tanto più facilmente gli anticorpi possono trasformarsi in plasmacellule specifiche e nell’organismo possono svilupparsi “cellule della memoria” capaci di garantire durevolmente una difesa immunitaria specifica.

Il Coronavirus
Il pericolo con questo virus è che il sistema immunitario produca una risposta eccessiva (iperreazione) ed esaurisca tutte le risorse nell’espletamento della funzione metabolica, ovvero nel fornire la prima prestazione aspecifica. La complicazione che può verificarsi con l’infezione da Coronavirus è la polmonite interstiziale. Questa complicazione determina un indebolimento delle condizioni generali del paziente, per cui il virus può penetrare più in profondità nei sistemi di controllo enzimatici. Per evitare un’iperreazione è necessaria una buona ed efficiente attività della coscienza perché questa attività regola in ultima analisi le reazioni metaboliche eccessive. I processi proteici reattivi troppo forti ed eccessivi, che alla fine si depositano nei polmoni, possono essere fermati più facilmente da un’attività della coscienza auto-attiva.
In ogni caso il paziente infetto da Coronavirus ha bisogno di una salutare reazione febbrile che possibilmente, se il paziente riesce a sopportarla, non andrebbe soppressa, e quindi di riposo con una buona attività della coscienza. Questa attività, con il suo sensibile rafforzamento della produzione di calore, di solito non è immediatamente percepibile né ha subito successo e richiede pratica ed esercizio. A questo scopo sarebbe molto utile un ambiente privo di paure, perché le paure provocano un numero crescente di reazioni incontrollate, come succede quando ne siamo sopraffatti in modo non fisiologico durante la salita di una via di arrampicata. Il pericolo con il Coronavirus è soprattutto che il sistema immunitario produca reazioni eccessive e incontrollate.
Le due principali tipologie di calore, quello generato dal corpo tramite l’attività diretta e quello controllato dalla coscienza e dai processi percettivi sviluppati, possono fornire una buona base per lo sviluppo dell’immunocompetenza.
La respirazione “ampia”
In generale per persone deboli è una piccola sfida respirare l’aria a una quota compresa fra i 1300 e i 2000 metri e questo crea un bello stimolo per i polmoni e per il cuore. Secondo differenti studi con pazienti con pressione alta o una malattia dei polmoni, questa sfida dell’aria più sottile rigenera i nervi, i vasi sanguigni e le membrane mucose, alcuni giorni dopo della permanenza in altitudine.
Per persone anziane la respirazione è essenziale per la salute e impedisce qualche infezione. Dunque le persone in età avanzata non devono respirare solo come un motore, che porta la macchina in salita. Piccoli movimenti e una coscienza vigile, insieme a una buona percezione dell’ambiente, guidano la consapevolezza verso un sentimento d’ampiezza: in seguito la respirazione avviene con leggerezza, profondità e rilassamento. Durante il giorno un bell’innalzamento della schiena apre l’uomo alla linea verticale. Ma per quelli che, nelle salite su roccia, creano con lo stile forzato una gobba, quando la forza vitale gli viene meno negli anni, la postura gli risulta troppo inclinata in avanti. Per una buona salute e anche per uno stimolo del sistema immunitario, la linea verticale della postura con sensi aperti e una respirazione leggera sono importanti. Camminando, o in arrampicata o anche durante un viaggio in macchina possiamo porre un po’ d’attenzione alla respirazione e alla postura.



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